Dal Governo

Ministero della Salute, le priorità per il 2018: le indicazioni per la prevenzione e l’appropriatezza dell’assistenza

PREVENZIONE
Saranno consolidate le attività per la prevenzione universale e individuale e di sorveglianza epidemiologica delle malattie cronico-degenerative e dei loro determinanti. La promozione della salute, intervenendo sui quattro principali fattori di rischio modificabili di malattie croniche (alimentazione scorretta, sedentarietà, tabagismo, abuso/uso scorretto di alcol), principali causa di morbosità e mortalità anche nel nostro Paese, si avvarrà dell’approccio “intersettoriale” e trasversale del programma strategico nazionale “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari” (approvato con DPCM 4 maggio 2007), che mira a promuovere la salute non solo rinforzando le capacità degli individui (empowerment), ma anche modificando il contesto di vita delle persone.

Le azioni descritte sono ricondotte nel contesto del Piano Nazionale di Prevenzione 2014–2018. Le Regioni, come previsto dai Piani Regionali di Prevenzione (PRP), attueranno le specifiche azioni di contrasto dei principali comportamenti a rischio (sedentarietà, alimentazione eccessiva, fumo, dipendenze o consumo di sostanze alcoliche), investendo sul benessere dei giovani, rafforzando e mettendo a sistema l’attenzione ai gruppi fragili delle fasce deboli della popolazione, con un approccio life cycle.

Proseguiranno le attività del Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) attraverso la definizione del programma annuale di attività ed il monitoraggio dei progetti finanziati, con lo scopo di diffondere i modelli operativi di interventi di prevenzione che abbiano dato i migliori risultati e di condividere le esperienze maturate, rinforzando in tal modo la rete della prevenzione in Italia.

L’ambiente, nella sua accezione più completa e complessa, comprensiva di stili di vita, condizioni sociali ed economiche, è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle persone e delle popolazioni. Molti processi patologici trovano la loro eziopatogenesi, come risulta dalle recenti acquisizioni in tema di epigenetica, in fattori ambientali. Secondo l’OMS, l’inquinamento atmosferico è tra le cause principali dei decessi dovuti a malattie non trasmissibili (ictus e malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie croniche). Proseguirà, pertanto, la partecipazione al Processo paneuropeo Ambiente e Salute dell’OMS (EEHP); in particolare, nella VI Conferenza Ministeriale Ambiente e Salute, svoltasi a Ostrava a giugno 2017, i 53 Paesi della Regione europea dell’OMS/Euro e delle organizzazioni internazionali e non governative hanno ribadito la necessità di adottare gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’UNEP e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 sul clima. I 53 Paesi si sono impegnati a mantenere le intese già prese nella Conferenza di Parma del 2010 e a rafforzare la collaborazione in direzione della sostenibilità per proteggere l’ambiente e la salute.

I settori prioritari di azione sono gli stessi della Dichiarazione di Parma: acqua e servizi igienici, qualità dell’aria, sicurezza chimica, cambiamenti climatici, città, rifiuti, siti inquinati, sostenibilità ambientale e sistemi sanitari.

Secondo l’OMS gli effetti attesi sulla salute a causa dei cambiamenti climatici (CC), soprattutto quelli dovuti al progressivo riscaldamento del Pianeta, saranno tra i più rilevanti problemi che i Sistemi sanitari dovranno affrontare nei prossimi decenni; senza misure di prevenzione i CC avranno un impatto significativo sui Sistemi sanitari. Gli effetti possono essere particolarmente devastanti quando sono colpiti i gruppi di popolazioni più vulnerabili, come poveri, bambini, anziani e malati; l’invecchiamento della popolazione e la maggiore frequenza di malattie croniche fanno temere che nei prossimi anni si potrà verificare un sensibile aumento della frazione della popolazione suscettibile agli eventi meteorologici estremi.

Dovrà inoltre proseguire l’azione dell’opera di prevenzione riguardante la gestione delle problematiche relative all’amianto, in particolare la creazione di percorsi strutturati di presa in carico globale del paziente (PDTA), della ricerca biomedica e l’aggiornamento del Piano Nazionale Amianto proposto nel 2013 per la relativa implementazione.

Si intenderà, inoltre, sviluppare le attività individuate dal programma G7-2017 a Presidenza Italiana. In particolare, verranno potenziate le attività di sorveglianza e monitoraggio dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute e saranno intensificati programmi e progetti di controllo e verifica della qualità dell’aria, in particolare nelle aree metropolitane e nei Siti di interesse nazionale (SIN), valorizzando, nell’interlocuzione con le Istituzioni competenti, gli aspetti di tutela sanitaria nell’ambito dei programmi di sviluppo del territorio.

COMUNICAZIONE
Al fine di rafforzare la tutela della salute nelle aree di preminente interesse, dovranno essere realizzate campagne di comunicazione utilizzando sia gli strumenti tradizionali di comunicazione sia quelli più innovativi, basati sulle tecnologie dell’Information and Communication Technology (ICT).

Inoltre, tenuto conto che i cittadini si rivolgono sempre più al web per la risoluzione dei propri problemi di salute e che attraverso il web vengono spesso diffuse nella popolazione false informazioni di carattere sanitario che possono risultare dannose per la salute dei cittadini, il Ministero dovrà continuare nella sua attività di presidio e vigilanza su Internet per contrastare le false notizie in modo efficace sotto l’aspetto tecnico scientifico.

PROMOZIONE DELLA QUALITÀ E DELL’APPROPRIATEZZA DELL’ASSISTENZA SANITARIA.
Occorrerà inoltre proseguire nella riorganizzazione dell’assistenza sanitaria e nello spostamento sul territorio del trattamento socio-sanitario delle principali patologie croniche, con lo sviluppo di una diversa cultura orientata alla presa in carico proattiva delle persone con fragilità e cronicità tramite servizi di prossimità. Solo un deciso intervento volto a favorire lo spostamento sul territorio del trattamento socio-sanitario delle principali patologie croniche consentirà che il processo di miglioramento della qualità dell’assistenza si sviluppi in coerenza con l’esigenza di contenimento e di razionalizzazione della spesa sanitaria.

Tale obiettivo è esplicitamente previsto dal Piano Nazionale della Cronicità approvato con Accordo sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le PPAA di Trento e Bolzano il 14 settembre 2016.

Nell’ambito delle politiche sanitarie di livello sovranazionale, grande rilievo va dato alla attività lanciata dalla European Commission nella definizione di Reti per le Malattie rare. Queste sono state istituite nel quadro della direttiva UE sui diritti dei pazienti nell’ambito dell’assistenza sanitaria (2011/24/UE), che facilita anche l’accesso dei pazienti alle informazioni in materia di assistenza sanitaria aumentando quindi le opzioni terapeutiche.

La frammentazione delle conoscenze sulle malattie rare e il numero ristretto di pazienti affetti da una singola malattia fanno sì che un’azione a livello di UE nel settore costituisce un valore aggiunto. Come è noto le malattie rare sono patologie a bassa incidenza e lo sviluppo di Reti di riferimento europee potrà favorire la ricerca mediante ampi studi clinici contribuendo allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici, garantendo un uso più efficiente delle risorse, con effetti positivi per la sostenibilità dei Sistemi sanitari nazionali e soprattutto per decine di migliaia di pazienti affetti da malattie rare e/o complesse nell’UE. Le Reti di riferimento europee sono reti virtuali che riuniscono strutture sanitarie di tutta Europa per affrontare patologie complesse o rare che richiedono cure altamente specializzate assicurando una concentrazione di conoscenze e risorse. In particolare l’Italia è coinvolta nella quasi totalità delle 24 Reti ERN individuate a livello europeo. Con 71 Centri ad alta specializzazione, l’Italia partecipa a 23 Reti ERN, due delle quali sono a guida italiana. Tali reti costituiscono una grande opportunità in quanto consentono la possibilità di avere un consulto “a distanza” con esperti di livello europeo impegnati sulle patologie a bassa prevalenza. Anche se le ERN non sono direttamente accessibili ai singoli pazienti, tuttavia, con il consenso dei pazienti e conformemente alle disposizioni del Sistema sanitario nazionale, il singolo caso può essere inviato dal medico al pertinente membro ERN nel nostro Paese. Pertanto con la costituzione degli ERN è stato raggiunto un importante risultato di collaborazione internazionale in materia di assistenza sanitaria.

Sul tema delle reti, si ritiene importante definire modalità e criteri per l’accreditamento delle Reti di cure palliative, di terapia del dolore, sia per l’adulto sia per l’area pediatrica, in attuazione della legge 38/2010 e di quanto previsto dalle Intese 20 dicembre 2012 e 15 ottobre 2015, che definiscono anche la tempistica per l’adeguamento ai criteri e fattori di qualità omogenei sul territorio nazionale.

A tale riguardo, si rappresenta che per la prima volta anche il nuovo Patto per la Salute 2014–2016 contiene una previsione specifica al riguardo. Infatti, l’umanizzazione nella organizzazione sanitaria garantisce il recupero della centralità del paziente facendosi carico non solo degli aspetti fisici della malattia, ma anche di quelli psicologici relazionali e sociali.
Il concetto di centralità del paziente nei Servizi sanitari è stato, infatti, più volte affermato in questi anni nella normativa internazionale, nazionale, regionale e i diritti dei pazienti sono la meta prioritaria dei singoli Paesi e delle Associazioni di pazienti.

Più in particolare nell’ambito delle attività già avviate nel 2017, continuerà il percorso per lo sviluppo di modelli organizzativi relativi alla gestione e al trattamento di patologie di particolare rilievo epidemiologico. In tal senso, dopo aver concluso i lavori per la definizione delle cosiddette Reti tempo-dipendenti, dedicate alla gestione delle emergenze cardiologiche, dell’ictus e del trauma, proseguirà l’impegno al Tavolo tecnico istituito presso Agenas in attuazione di quanto stabilito al punto 8.1.1 dell’Allegato 1 al D.M. 70/2015. In tale ambito, si procederà prioritariamente alla revisione e allo sviluppo delle Reti regionali di interesse oncologico, con l’obiettivo di coniugare la tempestività e l’efficienza degli interventi all’efficacia e sicurezza delle cure, e si procederà con lo sviluppo dei modelli organizzativi dedicati alle medicine specialistiche, alla pediatria e ai trapianti. In tale contesto, in condivisione con Agenas e con le Regioni e le Province Autonome, si completerà l’elaborazione dei protocolli diagnostico-terapeutici (PDTA) per la gestione di un ventaglio di patologie acute e croniche a forte impatto epidemiologico e ad elevata integrazione ospedale-territorio, con la duplice finalità di migliorare l’accessibilità ai servizi e potenziare l’integrazione delle competenze multidisciplinari e multiprofessionali, ottimizzando l’utilizzo delle risorse organizzative, strumentali ed economiche disponibili.

 

INNOVAZIONE DIGITALE
L’innovazione digitale costituisce un fattore determinante per la realizzazione di modelli sia assistenziali che organizzativi rispondenti ai nuovi bisogni di salute della popolazione. Per promuovere in modo sistematico l’innovazione digitale sarà necessario predisporre un piano strategico che, attraverso l’adozione di piattaforme e di soluzioni capaci di supportare un nuovo modello di servizio sanitario basato sui pilastri della continuità assistenziale, del care management, della deospedalizzazione e della piena cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nella filiera della salute e del benessere, comporti un efficientamento delle risorse oggi utilizzate (revisione della spesa).

La sanità digitale può rappresentare una leva fondamentale su cui agire per fornire risposte adeguate alle necessità sopra rappresentate, e non solo. La sanità digitale, infatti, rappresenta una leva strategica in grado di innescare un processo di trasformazione in ottica innovativa di modelli, processi e percorsi assistenziali, generando, al contempo, fondamentali stimoli allo sviluppo economico e imprenditoriale a livello nazionale ed europeo.
Un piano d’innovazione digitale per la sanità è una priorità per il rilancio del Paese. Ma per evitare processi d’innovazione frammentari, com’è accaduto negli anni precedenti, tale piano dovrà essere sistemico e dovrà essere sostenuto da una capacità di governance complessiva a livello nazionale.
Occorrerà, pertanto, predisporre una strategia di sanità digitale a livello di sistema Paese, con regia unitaria del Ministero della salute in coerenza con quanto previsto dal Patto della Sanità Digitale.
Continueranno le attività finalizzate a dare attuazione alla disciplina sul Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), quale strumento che favorisce un sistema di informazione in tempo reale e che consente un miglior monitoraggio dell’appropriatezza delle prestazioni.

CONDIVIDI SU