Sintesi dei dati principali di un’indagine in 6 Regioni italiane
I risultati principali dello studio sulla percezione dell’assistenza oncologica e onco-ematologica in Italia e in 6 Regioni italiane evidenziano alcuni elementi che meritano particolare considerazione nel percorso a sostegno dell’iniziativa “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”.
I dati emergono dall’ascolto integrato dell’opinione pubblica italiana – con focus dedicati su 6 Regioni (Calabria, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna e Sicilia) – e dei pazienti oncologici seguiti dalle Associazioni di Pazienti che hanno aderito all’iniziativa.
In totale sono stati coinvolti 1.831 cittadini e 1.779 pazienti oncologici.
Il tumore, seconda causa di morte in Italia, è un tema su cui i cittadini italiani non sono certi di essere sufficientemente informati: infatti solo un italiano su due (55%) pensa di avere sufficienti informazioni, e ciò si rileva in modo abbastanza omogeneo sul territorio.
Il dato che tuttavia più deve sconcertare ed allarmare è che un tumore su tre tra quelli che affliggono i pazienti intervistati è stato scoperto per caso e che solo il 6% è stato evidenziato da un controllo di screening offerto dal SSN: questa modalità di individuazione è purtroppo distribuita in modo disomogeneo tra le 6 regioni coinvolte nella rilevazione, dal 9% della Lombardia al solo 2% della Calabria.
Il Servizio Sanitario pubblico erogato in Italia raccoglie tutto sommato un più che discreto livello di soddisfazione con il 64% degli italiani che lo giudica positivamente e solo il 12% che lo ritiene gravemente carente; tuttavia, il focus regionale mostra una situazione fortemente localizzata, con picchi di eccellenza in Lombardia (46% dei cittadini che assegna voti tra 8 e 10 su scala 1-10) e critiche molto intense in Calabria con un calabrese su tre (36%) che assegna voti tra 1 e 3.
Il focus sul servizio ospedaliero – uno degli elementi portanti del servizio pubblico – riflette in modo fedele queste opinioni, evidenziando una volta di più la disomogeneità che affligge diversi territori del Paese. I pazienti oncologici, freschi di esperienza di contatto con la sanità pubblica, sono tendenzialmente un po’ più soddisfatti dell’opinione pubblica generale, plausibilmente influenzata anche dal trattamento mediatico dei problemi della sanità pubblica e meno spesso direttamente in contatto con i singoli servizi erogati. Molto limitati i giudizi fortemente negativi in tutte e 6 le Regioni: dal 2% di Puglia e Lombardia ad un massimo dell’11% di pazienti oncologici calabresi, i fortemente insoddisfatti (voti da 1 a 3).
Il tema della continuità del percorso diagnostico-terapeutico nella presa in carico dei pazienti oncologici mostra fotografie differenti Regione per Regione: si va infatti dal 64% dei pazienti siciliani interpellati che sono rimasti nella medesima struttura per l’intero percorso, ai livelli minimi di continuità che si registrano in Puglia e Lazio, dove poco più di un quarto dei pazienti intervistati hanno avuto accesso a diagnosi in una struttura differente da quella in cui si sono poi curati (rispettivamente 26% e 27%).
Pazienti che dichiarano di aver ricevuto diagnosi
e trattamento nella stessa struttura
La concentrazione dei centri di eccellenza nell’area lombarda viene riconosciuta dall’83% dei pazienti intervistati in Regione, e questo dato rappresenta l’apice del riconoscimento tra le 6 Regioni indagate. La Calabria, una volta ancora, pecca sia per disponibilità di questa offerta specifica (nota solo al 35% dei pazienti oncologici), ma anche per ciò che concerne la chirurgia, sia in ambito oncologico (34%) ma ancor più ricostruttivo (15%). Sul tema dell’offerta di servizi specifici va sottolineato che l’opinione pubblica ne ignora l’esistenza in misura molto consistente (tra il 36% e il 42% di astensione dai giudizi).
Tornando ai pazienti oncologici, i livelli di soddisfazione per gli elementi strutturali del percorso di cura mettono nuovamente in luce le differenze regionali tra Nord-Centro e Sud (a parziale eccezione della Sicilia) del Paese: ad esempio, sono solo circa metà (54%) i pazienti sardi soddisfatti di ambiente di cura e macchinari messi a disposizione, contro l’83% dei pazienti del Lazio.
Pazienti che dichiarano soddisfazione per elementi strutturali
del percorso di cura
La qualità dell’elemento umano mette invece d’accordo i pazienti oncologici di tutte e 6 le Regioni monitorate: sia per quanto concerne la capacità di mettere il paziente a proprio agio (cortesia ed empatia), sia per quanto riguarda il riconoscimento della professionalità, medici e infermieri calabresi (7 su 10 i soddisfatti) nulla hanno da invidiare a lombardi (76%) o sardi (72%).
Pazienti che riconoscono cortesia, empatia e professionalità
di medici e infermieri della propria Regione
Un po’ meno omogenei i livelli di soddisfazione per la presenza di team multidisciplinari che prendano in carico il paziente: si va dal minimo del 35% di soddisfazione espressa dai pazienti sardi, passando per il 59% dei siciliani al massimo del Lazio, con il 73% dei pazienti soddisfatti per questo servizio.
Il confronto tra opinione pubblica e pazienti sulla notorietà di test genetici, farmaci innovativi e presenza di Breast Unit, risulta sempre a favore del secondo gruppo, a maggiore contatto con le tematiche inerenti la malattia specifica. In generale, tuttavia, anche presso i pazienti, i livelli di notorietà registrati sono tutt’altro che plebiscitari: 43% dei cittadini ma solo 51% dei pazienti sono al corrente dei test cui si può avere accesso per mappare la predisposizione genetica alla malattia. 47% dei cittadini e solo 61% dei pazienti sanno dei farmaci innovativi dedicati alla cura del tumore e ancora più limitata la conoscenza dei Centri di Senologia multidisciplinari, le cosiddette Breast Unit, note solo a poco più di 1 cittadino su 3 e in egual misura ai pazienti (tra cui tuttavia, più ampia – 16% contro 5% – è la compagine dei conoscitori qualificati).
Infine, tra i servizi territoriali a disposizione dei pazienti oncologici, il più noto a livello di opinione pubblica risulta essere la chirurgia oncologica (59%), seguita a considerevole distanza dagli altri, il primo dei quali risulta essere il sostegno psicologico (38%); 1 italiano su 5 non è in grado di citare nessun tipo di servizio, ma questa percentuale si eleva al 29% tra i cittadini siciliani e raggiunge il 44% tra i calabresi.